Descritta da Asperger nel 1944, la sindrome è caratterizzata da compromissione della interazione sociale, da comportamenti ed interessi analoghi a quelli dell’autismo, in assenza di compromissione cognitiva e linguistica o di disturbi del comportamento adattivo.
La compromissione qualitativa del’interazione sociale prevede due tra i seguenti sintomi:
1. L’incapacità di utilizzare adeguatamente lo sguardo, la gestualità e la mimica per regolare l’interazione sociale; 2. L’incapacità di sviluppare rapporti con coetanei; 3. La mancanza di reciprocità socio-emozionale (assenza di modulazione del comportamento in accordo al contesto sociale); 4. Mancanza della ricerca spontanea di condivisione di interessi con le altre persone.
La compromissione del comportamento può comprendere:
1. Una preoccupazione pervasiva per uno o più interessi limitati e stereotipati, anormali nel contenuto e nell’obiettivo e per la loro intensità e settorialità; 2. L’adesione apparentemente compulsiva a pratiche o rituali specifici e disfunzionali; 3. L’adesione a manierismi motori stereotipati e ripetitivi, localizzati (es. mani o dita), o generalizzati a tutto il corpo; 4. Una preoccupazione per le parti di oggetti o elementi non funzionali dei materiali di gioco.
Non c’è ritardo nel linguaggio, né significativa compromissione cognitiva. Il linguaggio è spesso prosodico e stereotipato, scarsamente comunicativo e senza uso di metafore. Il pensiero confuso o centrato su temi idiosincrasici.
Il comportamento adattivo (a parte le relazioni sociali) e la curiosità per l’ambiente sono spesso sufficientemente adeguati.
Anche il profilo cognitivo evidenza una discrepanza importante: la maggiore compromissione nelle prestazioni non verbali.
La prevalenza del disturbo non è certa, anche per le incertezze nella diagnosi; si registra una netta prevalenza del sesso maschile sul femminile (4-10:1).
E’ stata dibattuta la reale distinzione tra sindrome di Asperger ed autismo ad elevato funzionamento: sulla base dei dati attuali tale distinzione appare ancora accettabile.
Il disturbo conserva caratteristiche analoghe nel corso della vita. Queste persone possono avere un impiego, una famiglia e vivere in modo indipendente. Sotto questo aspetto la prognosi è migliore anche rispetto al disturbo autistico ad alto funzionamento. Restano comunque stabili le difficoltà nella relazione interpersonale. Non rara, nel tempo, la comparsa di depressione e di un disturbo schizotipico della personalità. (Testo di Masi, Mareschi e Pfanner, liberamente tratto dal sito Autismo Online)
Le difficoltà nell’interazione sociale sono spesso causa di solitudine e sofferenza in tutte le fasi della loro vita e possono portare a depressione e disadattamento. Interventi educativi, adeguati e tempestivi possono permettere a queste persone di “imparare” certi comportamenti e sfruttare appieno le abilità di cui sono dotati. Questo consentirà loro un migliore inserimento sociale ed una vita personale gratificante e accettabile. (Testo liberamente tratto dall’opuscolo informativo del Gruppo Asperger Onlus)
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